A Parma, “capitale italiana della cultura 2020-21”, da domenica 6 settembre s’inaugura la mostra “Il Canone” di Luca Vitone che resterà aperta fino a domenica 18 ottobre, organizzata dal “Centro studi e archivio della comunicazione” dell’università della città emiliana (Csac). La mostra rientra nel più ampio progetto “Through time” su integrità e trasformazione dell’opera, articolato in diverse sezioni espositive: la personale di Massimo Bartolini “On identikit”, svoltasi dal 16 febbraio all’8 marzo, “Il Canone” di Luca Vitone visitabile fino al 18 ottobre, “Secondi tempi” di Eva Marisaldi, dal 6 dicembre al 31 gennaio 2021. La personale di Vitone avrà luogo nella affascinante cornice dell’abbazia di Valserena a Parma (Strada Viazza di Paradigma, 1), prestigiosa sede dello Csac. Nell’abbazia cistercense di Valserena sono conservati materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana, a partire dai primi decenni del XX secolo. Un patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi suddivisi in cinque sezioni: arte (oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 17mila disegni), fotografia (con oltre 300 fondi e più di 9 milioni di immagini), media (7mila bozzetti di manifesti, 2mila locandine cinematografiche, 11mila disegni di satira e fumetto e 3mila disegni per illustrazione), progetto (1.500.000 schizzi, 800 maquette, 2mila oggetti e circa 70mila pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti e riviste di moda) e spettacolo (100 film originali, 4mila video-tape e numerosi apparecchi cinematografici antichi).
(in foto l’abbazia cistercense di Valserena)
A confrontarsi con questo patrimonio preziosissimo è il genovese Luca Vitone, già protagonista di una residenza presso lo Csac nel duemiladiciassette, rientrante nel progetto d’arte “GrandTourists”. Dal duemilasei è docente alla “Nuova Accademia di Belle Arti” di Milano e, da sempre, lavora sull’idea di luogo, inteso come produzione culturale e memoria. “Il Canone” è un omaggio che spazia attraverso (“through”, in inglese) il concetto stesso di archivio e di tempo, spazialmente inteso – come si direbbe in filosofia . E’ una temporalità che viene dunque posta al riparo, cioè immagazzinata dal furore distruttivo e dalla rovina di “Kronos” che nel mito greco mangia i suoi figli. L’artista parte da un’idea molto empirica, cioè dal furgone utilizzato dallo Csac per il trasporto e per l’acquisizione delle opere e degli archivi. Il mezzo di trasporto diviene metafora dell’azione del prelevare e dell’agire per la raccolta e per la costruzione dell’archivio e sarà allestito nell’imponente navata centrale della chiesa abbaziale, seguito da una lunga “parata” di lavori e di progetti che rappresentano un ampio spettro della ricerca artistico-culturale italiana novecentesca, selezionati dall’artista, quasi a ricostruire immaginari legami tra le opere e le proprie vicende biografiche. A partire dagli anni novanta, Vitone partecipa ad importanti collettive nazionali e internazionali e dal novantaquattro collabora continuativamente con la galleria “Nagel Draxler”, a Monaco di Baviera, Colonia e Berlino. Ha esposto a New York, Lussenburgo, Linz, alla galleria “Michel Rein” di Parigi, a Bruxelles. Nel duemilatredici ritorna alla “Biennale” di Venezia, dopo una prima partecipazione nel duemilatre e il rifiuto del duemilaunidici; nel duemiladiciassette il “Pac” di Milano gli dedica un’ampia retrospettiva. Attualmente è in corso fino al 15 marzo 2020 al “Centro Pecci” di Prato il suo progetto “Romanistan”, tra i vincitori della quarta edizione di “Italian Council”. In questa personale parmense l’artista genovese ci prospetta una visione estetica in cui il furgone rimanda concettualmente all’opera “das Rudel” di Joseph Beuys del sessantanove, in cui ventiquattro slitte in legno fuoriescono da un vecchio furgoncino Volkswagen. Come per Beuys, anche in questo caso, le ventiquattro opere ed oggetti che il furgone dell’università di Parma lascia dietro di sé sono collegate ad episodi autobiografici, oppure ad autori che hanno profondamente segnato la sua crescita, riscoperti all’interno degli archivi Csac. Tra questi figurano Ugo Mulas, Alighiero Boetti, Gianni Colombo, Lucio Fontana, Mario Schifano, Mario Nigro, Pietro Consagra, Alberto Rosselli, Afro Basaldella, Luigi Ghirri, Erberto Carboni ed altri.
Nell’abside della chiesa sarà infine allestito il monocromo intitolato Stanze (Csac, Parma), eseguito dallo stesso Vitone con le polveri dello Csac nel duemiladiciassette, in occasione della sua residenza, e donato al centro. La mostra è visitabile con i seguenti orari: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 15 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 19. Costo del biglietto: 5 euro. Per info. prenotazioni/riduzioni: info@csacparma.it Martina Calvi