Austerità vs crescita: deputati a confronto
Un recente studio del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sottolinea che gli effetti negativi dell’austerità sul mercato del lavoro e sulla crescita sono stati sottovalutati. Pensate che le politiche economiche dell’UE adottate in passato sono state sbagliate?
Elisa Ferreira, deputata portoghese di centro sinistra (S&D) – “I tagli alle spese del governo ricadono sugli investimenti e sulla spesa. Il Fondo Monetario Internazionale ha indicato che questo effetto è stato sottovalutato, ma la Commissione europea non ne ha tenuto conto. Ecco perché non abbiamo ottenuto l’effetto desiderato dalle politiche di aggiustamento fiscale. Il deficit del budget non è ancora a livello desiderato e rischiamo di entrare in un pericoloso circolo vizioso di recessione, con un conseguente aumento del debito”.
“Delle ricerche delle università tedesche, francesi e danesi hanno mostrato che se dimezziamo le politiche di austerità, raggiungeremmo una crescita media dello 0,7% nell’Eurozona. Si tratta di un dibattito economico: dobbiamo lasciare le ideologie da parte.
Jean-Paul Gauzès, deputato francese di centro destra (PPE) – “La politica economica dell’UE non è sbagliata. Al contrario sta dando ora i suoi frutti. Lo studio del Fondo monetario internazionale non è più complesso ed insiste sull’idea che sia necessario migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche. E di continuare le riforme strutturali. Anche quando gli effetti negativi sono più importanti del previsto”.
“Gli economisti fanno spesso previsioni sbagliate e non dovremmo prenderle come oro colato, specialmente se osserviamo a che punto siano in disaccordo tra loro”.
Quale dovrebbe essere la priorità della politica economica europea: riduzione del deficit di bilancio o lotta alla disoccupazione?
Ferreira – “Dovremmo garantire una ripresa sostenibile attraverso dei tagli al bilancio distribuiti nel lungo periodo. E non può essere un processo imposto agli Stati membri, ma dovremmo deciderlo insieme”.
Gauzès – “Questi due obiettivi vanno di pari passo. Sarebbe impossibile rilanciare la crescita e il lavoro senza ridurre il deficit di bilancio. Se non fosse stato per il sostegno e le misure dell’Unione europea, molti Stati membri non avrebbero le risorse per pagare le pensioni e gli stipendi dei funzionari. Tagliando il budget e avviando le riforme strutturali, questi paesi sono capaci di rilanciare la competitività e creare posti di lavoro”.