Sarà un modo per immergersi nella cartellonistica che ha fatto epoca: quella che oggi vediamo illustrata sui libri di testo. Centocinquant’ anni fa nasceva a Trieste Leopoldo Metlicovitz, uno dei maestri assoluti del cartellonismo italiano. È lui l’autore di decine di manifesti memorabili, dedicati a prodotti commerciali e industriali, ma anche a grandi eventi come l’Esposizione internazionale di Milano, a famose opere liriche (“Madama Butterfly”, “Manon Lescaut”, “Turandot”) e a film dell’epoca del muto, tra cui “Cabiria”. La retrospettiva s’intitola “Metlicovitz. L’arte del desiderio. Manifesti di un pioniere della pubblicità” ed è allestita al museo civico Revoltella e al museo civico teatrale “Carlo Schmidl”: la mostra resterà aperta dal I6 dicembre al I7 marzo 2019, per poi passare al museo nazionale collezione Salce di Treviso dal 6 aprile al 18 agosto.
L’esposizione, di raro interesse, è promossa e realizzata dal comune di Trieste – assessorato alla cultura, sport e giovani – area scuola, educazione, servizio musei e biblioteche, con la collaborazione del ministero dei beni e delle attività culturali – polo museale del Veneto – museo nazionale collezione Salce di Treviso e con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia. Sono settantatre le opere esposte, manifesti (alcuni di grandi dimensioni), tre dipinti e una ricca selezione di “grafica minore” (cartoline, copertine di riviste, spartiti musicali). Otto le sezioni espositive, sette delle quali ospitate presso il museo civico Revoltella e una – la sezione dedicata ai manifesti teatrali per opere e operette – nella sala Attilio Selva al piano terra di Palazzo Gopcevich, sede del museo teatrale Carlo Schmidl. Le opere provengono per la gran parte dal museo nazionale collezione Salce di Treviso (in tutto si contano sessantotto manifesti), oltre che da collezioni civiche (museo civico Revoltella e museo civico teatrale Carlo Schmidl) e da raccolte private (nella foto un’immagine tratta dalla mostra).
Assieme ad artisti, quali Hohenstein, Laskoff, Terzi e al più giovane concittadino Marcello Dudovich, Metlicovitz (che di quest’ultimo fu il “maestro”) operò per decenni presso le Officine Grafiche Ricordi di Milano, dopo un esordio come pittore paesaggista nella città natale e un apprendistato come litografo.
Pensiamo che la cartellonistica un tempo aveva un enorme impatto in ambito oltre che pubblicitario, artistico e giornalistico: ricordiamo il ruolo dei pionieri della cartellonistica francesi, oltre che italiani, come Toulouse-Lautrec. Per quanto attiene a Metlicovitz, in particolare, si precisa che fu proprio grazie all’intuito di Giulio Ricordi, che l’artista poté esprimere, sul finire dell’ottocento, tutte le proprie potenzialità espressive, non solo come grande esperto dell’arte cromolitografica, ma come disegnatore e inventore di quegli “avvisi figurati” (così chiamati allora) che, affissi a muri e palizzate, mutarono il volto delle città con il loro vivace cromatismo, segnando anche in Italia la nascita di quello stile denominato in Germania “Jugendstil” (di cui abbiamo ancora molti esempi anche architettonici in diverse città tedesche), corrente anche nota come “Modern Style”, “Art Nouveau” o “Liberty”. Si consiglia la visita di questa esposizione anche per il suo valore storico e culturale, oltre che artistico. (M.C.)